martedì 21 marzo 2017

Le colonne sonore dei film di Batman

Il personaggio di Batman è stato protagonista di numerose opere cinematografiche dagli anni 60 fino ad oggi e molti di questi film sono anche noti per le loro colonne sonore. Il primo film dedicato all'uomo pipistrello risale al 1966 e vede come protagonisti Adam West nel ruolo di Batman, Burt Ward in quello di Robin e Cesar Romero in quello di Joker. Il film è tratto dall'omonimo telefilm realizzato tra il 1966 e il 1968 e l'unica musica celebre in esso contenuta è il famoso Batman Theme scritto da Neal Hefti e interpretato dai Ron Hicklin Singers.

Fu necessario aspettare altri 23 anni prima che Batman tornasse sul grande schermo con il primo dei quattro film della serie diretta da Tim Burton e Joel Schumacher. Il primo film di Burton uscì appunto nel 1989 e vide Michael Keaton nel ruolo di Batman e uno straripante Jack Nicholson in quello di Joker. La colonna sonora del film fu affidata a Prince che realizzò un album nel suo stile mischiando pop, funk e soul.


Il disco, intitolato Batman Motion Picture Soundtrack, è composto da nove tracce cantante, tutte presenti all'interno del film (anche se alcune un po' forzatamente); tra di esse spiccano la vibrante The Future, la ballad The Arms of Orion cantata in duetto con Sheena Easton, e la più celebre Batdance che riprende in parte la melodia del Batman Theme. Oltre alla colonna sonora di Prince, fu pubblicato anche il disco intitolato Batman Original Motion Picture Score che contiene le musiche di Danny Elfman che fanno da sottofondo alle scene del film.

Tre anni dopo la saga di Batman proseguì con Batman Returns che vide ancora la presenza di Tim Burton e Michael Keaton, questa volta la parte del cattivo fu interpretata da Danny DeVito nel ruolo di Pinguino. L'unico album stampato il relazione al film fu quello con le musiche ancora di Danny Elfman intitolato Batman Returns Original Motion Picture Soundtrack. L'elenco delle tracce è estremamente confuso perché alcune sono elencate a coppie (ad esempio, il retro del disco riporta queste diciture 1,2 Birth of a Penguin; 3,4 The Lair). L'unico brano cantato del disco è l'ultimo intitolato Face to Face interpretato dal gruppo di alternative rock Siouxsie and the Banshees.

La serie riprese tre anni dopo con Batman Forever. Il cast vide cambi importanti: anzitutto alla regia passò Joel Schumacher, Batman venne interpretato da Val Kilmer e nel cast troviamo anche Nicole Kidman, Jim Carrey e Chris O'Donnell. In relazione al film fu pubblicata la colonna sonora intitolata Batman Forever Music From The Motion Picture (in alcune edizioni il titolo è Batman Forever Music From and Inspired by The Motion Picture) composta da quattordici tracce di artisti molto diversi, spaziando dagli U2, agli Offspring, a PJ Harvey, a Brandy, a Micheal Hutchence e a Method Man.


Il disco costituisce una buona compilation dal suono ipnotico e onirico di rock alternativo e trip hop. Tutti i pezzi ricordano l'atmosfera oscura del film, tra le tracce spiccano sicuramente il singolo degli U2 Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me, One Time Too Many di PJ Harvey, la cover di Smash It Up dei Damned interpretata dagli Offrspring e la cover di The Hunter Gets Captured by the Game di Smokey Robinson realizzata dai Massive Attack con Tracey Thorn che trasformano uno storico pezzo soul in uno trip hop. Nel disco è presente anche Kiss From a Rose di Seal che era stata pubblicata nel 1994 nel secondo album eponimo del cantante inglese, in occasione dell'uscita del film ne fu anche realizzato un nuovo video. In realtà delle quattordici tracce solo tre sono effettivamente presenti nel film: quella degli U2, quella degli Offspring e Where Are You Now? di Brandy. Questo non stupisce più di tanto perché negli anni 90 era consueto che le colonne sonore fossero solo delle compilation di fatto slegate dal film. Anche in questo caso parallelamente fu pubblicato il disco con le musiche di sottofondo del film realizzate da Elliot Goldenthal con il titolo Batman Forever Original Motion Picture Score Album.

Il quarto, e ultimo, capito della saga uscì nel 1997 con il titolo Batman & Robin. Schumacher fu confermato alla regia e O'Donnell nel ruolo di Robin; Batman venne interpretato sorprendentemente da George Clooney e il cast vide la presenza di stelle di altissimo livello come Arnold Schwarzenegger e Uma Turman. La colonna sonora intitolata Music From And Inspired By The "Batman & Robin" Motion Picture fu di nuovo composta da artisti afferenti ai generi più disparati, spaziando dagli Smashing Pumkins, ad R. Kelly, ai Goo Goo Dolls, fino ai Bone Thugs-N-Harmony. Questa volta la compilation non ha alcun filo conduttore e i brani sembrano del tutto scollegati. Gli Smashing Pumpkins regalarono due ottimi pezzi intitolati The End Is The Beginning Is The End e The Beginning Is The End Is The Beginning: il testo nei due casi è lo stesso, ma il primo brano è duro e aggressivo, mentre il secondo lento e d'atmosfera. Anche R. Kelly realizzò un brano memorabile con la bellissima ballata Gotham City che, per quanto bella, ha un testo piuttosto bizzarro: considerando che il film narra di supercriminali in azione a Gotham City non si capisce come questa possa essere al contempo definita city of justice, city of love, city of peace. Le musiche di sottofondo furono di nuovo composte da Elliot Goldenthal, ma nessun disco fu stampato.

Nel 2005 iniziò con Batman Begins la trilogia del Cavaliere Oscuro, diretta da Christopher Nolan e interpretata da Christian Bale. Nessuno dei tre film ebbe una colonna sonora di pezzi cantanti, ma per ciascuno dei tre dischi fu pubblicato solo lo score. Il disco relativo al primo film fu pubblicato nello stesso anno con il titolo Batman Begins Original Motion Picture Soundtrack e contiene la musiche di Hans Zimmer and James Newton Howard; il titolo di ogni traccia è il nome scientifico di una razza di pipistrello e le iniziali dei titoli delle tracce dalla 4 alla 9 compongono la parola B.A.T.M.A.N.


La colonna sonora de Il cavaliere Oscuro fu pubblicata nel 2008 col il titolo The Dark Knight: Original Motion Picture Soundtrack e di nuovo contiene le musiche di Hans Zimmer e James Newton Howard. Il disco relativo al terzo film Il cavaliere oscuro - Il ritorno fu pubblicato nel 2012 con il titolo The Dark Knight Rises: Original Motion Picture Soundtrack e contiene le musiche realizzate ad opera del solo Zimmer.

Hans Zimmer, coadiuvato da Junkie XL, fu anche l'autore delle musiche del risibile Batman vs Superman: Dawn of Justice del 2016 e la sua creazione fu pubblicata nel disco Batman v Superman: Dawn of Justice Original Motion Picture Soundtrack.

Le colonne sonore dei film di Batman sono da sempre tra le migliori opere musicali nate in ambito cinematografico. All'interno dell'ampio produzione legata all'uomo pipistrello va comunque notato che le più ricche sono quelle relative alla quadrilogia di Burton e Schumacher degli anni 80 e 90, e questo non è un caso perché fu proprio in quei due decenni che il mondo del cinema diede il proprio massimo contributo all'industria musicale realizzando opere di valore addirittura superiore a quello dei film per cui sono nate.

martedì 14 marzo 2017

Catorce de Septiembre, rock dalla Navarra

Come abbiamo già scritto molte volte sulle pagine di questo blog, la scena rock spagnola è incredibilmente ricca e riserva sorprese inaspettate anche tra le band meno note e dalla carriera breve. E' questo il caso del sestetto della Navarra noto come Catorce de Septiembre nato verso la fine degli anni 80. Nella formazione originale il gruppo era composto da Ecequiel Barricart alla voce, Eneko Abril alla chitarra e ai cori, Mikel Morote al basso, Andrés Pascual alla tastiera e Angel Telleria, detto "Telle" alla batteria.

Il primo album della band, ad oggi mai stampato su CD, si intitola Cuentas Pendientes ed uscì nel 1990. Il disco è composto da dodici brani di stampo pop rock decisamente allegro e incalzante, con il suono delle tastiere tipico di quel periodo, ma anche ricco di arpeggi di chitarra come nella tradizione dei grandi gruppi spagnoli. Nel disco troviamo dieci brani veloci più una ballad intitolata Tardes De Verano che si apre con un fischio da parte del cantante e un midtempo intitolato La Noche se Escapa. Tra i brani migliori troviamo anche le vibranti e sostenute Las Calles se Cierran, forse il pezzo più festaiolo dell'intero disco, e Historia De Hadas che con le sue sonorità più dure anticipa quello che sarà il suono distintivo dell'album seguente.

Il secondo e ultimo album della band uscì nel 1992 con il titolo Deseos Prohibidos e mostra da subito sonorità più vicine all'hard rock, risentendo sicuramente dell'influenza dei più noti Héroes del Silencio. La formazione dei Catorce de Septiembre vede un cambio per il secondo disco con l'ingresso di Daniel Ulecia al basso in sostituzione di Morote. Con la durezza del suono sale anche la qualità della musica che è nettamente superiore a quella del disco precedente. L'album parte alla grande con Gritos al Viento, ricca di riff di chitarra e sostenuta dal potente canto di Barricart, e procede su questa strada per tutti i dieci brani.

Questo secondo album propone un ottimo rock sanguigno e trascinante, il disco contiene otto tracce veloci più due ballad. La prima di queste si intitola Pasajeros Azules e presenta un suono simile a quello delle power ballad di fine anni 80, mentre la seconda Por Cuatro Billetes è arricchita da un poderoso coro sul ritornello. E' difficile individuare pezzi migliori in questo album perché davvero non c'è un attimo di noia, tutte le incisioni sono di altissimo livello. Se proprio dovessimo scegliere i pezzi migliori opteremmo, oltre alla già citata Gritos al Viento, per la cupa Oscuro Motel e la grintosa Las Leyes.

Oltre alla maggiore durezza dal punto di vista strumentale, ciò che colpisce di questo album è che il cantante dà prova di essere migliorato notevolmente mostrando maggiore potenza ed estensione, come si può sentire ad esempio dai ritornelli di El Resto De Mis Días e Bajo Los Puentes.

Per via delle brevità della loro carriera i Catorce de Septiembre sono una piccola gemma nel vasto panorama rock spagnolo, una gemma che merita comunque per la qualità della propria musica di essere ricordata al pari dei gruppi più blasonati.

martedì 7 marzo 2017

I presunti misteri di Lucy in the Sky with Diamonds

Lucy in the Sky with Diamonds è uno dei più grandi successi dei Beatles (anche se nella breve carriera dei Fab Four è difficile trovare qualcosa di non etichettabile come grande successo), pubblicato l'1 giugno del 1967 all'interno dell'album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Fin da poco dopo la sua pubblicazione, il pezzo fu oggetto di numerose teorie alternative che vogliono che questo contenga significati nascosti sinistri e inneggianti alla droga: il particolare la teoria più nota sostiene che Lucy in the Sky with Diamonds sia un velato riferimento all'LDS.

Queste voci si diffusero a partire dall'anno seguente la pubblicazione del disco, se ne trova menzione ad esempio nel libro The Beatles: The Authorised Biography di Hunter Davies del 1968 e già allora l'autore chiariva che si trattava di una coincidenza.

Nel giugno del 1967 Paul McCartney ammise in due interviste, la prima alla rivista Life e la seconda al canale televisivo ITV, di aver fatto uso di LSD e probabilmente questa ammissione contribuì al diffondersi di questa leggenda. Anche John Lennon, che è anche la voce principale del pezzo, disse in un'intervista per Playboy rilasciata a David Sheff, e riportata nel libro All We Are Saying: The Last Major Interview with John Lennon and Yoko Ono del medesimo autore, di essere stupito dal fatto che qualcuno accostasse Lucy in the Sky with Diamonds, alla droga e di non essersi nemmeno reso conto che le iniziali del noto allucinogeno potessero trovarsi nel titolo.

Nella stessa occasione Lennon spiegò che l'idea del brano gli venne da un disegno del figlio Julian in cui ritraeva una compagna di asilo, chiamata Lucy O'Donnell, in un cielo stellato e lo stesso Julian aveva intitolato il proprio disegno Lucy in the Sky with Diamonds. In seguito Lucy O'Donnell (che essendosi sposata cambiò il proprio cognome in Vodden) confermò in un'intervista alla BBC del 2007 che la canzone era dedicata a lei, e in un'altra circostanza raccontò anche che alcuni suoi compagni della scuola superiore non credettero che il brano fosse ispirato a lei, sostenendo invece che parlasse di LSD.

Entrambi gli autori ribadirono in varie occasioni nel corso degli anni che nel loro intento il pezzo non aveva alcuni intento di carattere allucinogeno. Lo ripeté Lennon in un'intervista del 1967 riportata nel volume The Beatles Anthology del 2000 e anche McCartney ben trent'anni dopo dovette insistere sull'argomento in un'intervista alla BBC (stando a quanto riportato da Wikipedia che non abbiamo potuto verificare) aggiungendo che in realtà l'acronimo giusto sarebbe LITSWD e non LSD.

Come riportato nel libro The Beatles as Musicians: Revolver Through the Anthology di Walter Everett, sia Lennon sia McCartney spiegarono che il testo onirico della canzone era ispirato ai romanzi di Lewis Carroll Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio, e in particolare al capitolo finale di quest'ultimo intitolato Which Dreamed It? (tradotto in italiano come Chi l'ha sognato?)

Nessun riferimento alla droga quindi, solo l'ennesimo caso di una leggenda metropolitana che si basa sul nulla.

martedì 28 febbraio 2017

La morte di Aaliyah

Il 25 agosto del 2001 la giovanissima cantante R&B Aaliyah (il cui nome intero era Aaliyah Dana Haughton) incontrò la morte in un incidente aereo di ritorno dalle Isole Abaco, nell'arcipelago delle Bahamas, dove aveva girato il suo ultimo videoclip per Rock The Boat tratto dal suo terzo ed eponimo album. La cantante era all'apice della sua carriera, avendo riscosso grande successo anche nel mondo del cinema in cui aveva esordito con la strana rivisitazione di Romeo e Giulietta ambientata a Oakland, in California, intitolata Romeo Must Die; Aaliyah aveva anche finito le riprese del suo nuovo film, La Regina dei Dannati, che si preannunciava un grande successo nelle sale cinematografiche, successo che il film riscosse davvero ma di cui Aaliyah non poté godere. La ragazza e il suo staff erano volati alle Bahamas il 23 di agosto su un Fairchild Metro III e avrebbero dovuto tornare negli USA il 26, ma avendo terminato le riprese in anticipo decisero di rientrare il giorno prima.

Il volo avrebbe dovuto partire arrivare all'aeroporto delle Abaco alle 16:30 per partire poco dopo per Opa-locka, in Florida, ma il velivolo, un Cessna 402B, arrivò solo alle 18:15. Poco prima della partenza Aaliyah accettò la proposta di un giovane fan di scattare una foto con lei e quella fu l'ultima foto della cantante in vita. Secondo Wikipedia la medesima foto non fu scattata poco prima della morte della cantante ma al suo arrivo alle Bahamas, tuttavia non specifica da quale fonte abbia tratto questa informazione.

Insieme ad Aaliyah sarebbero saliti sull'aereo il suo truccatore Eric Foreman, il rappresentante della Virgin Records Douglas Kratz e altre due donne e tre uomini. Il pilota di un volo charter delle Bahamas, Lewis Key, riportò che il pilota del Cessna, Luis Morales, ebbe una discussione con i passeggeri a cui fece notare che l'aereo era sovraccarico per via delle nove persone a bordo e del materiale per le registrazioni e che questo avrebbe compromesso la sicurezza del volo; tuttavia Aaliyah e il suo staff insistettero sostenendo di dover rientrare a Miami entro la sera di sabato 25.

Lewis Key aggiunse che Morales ebbe problemi ad avviare uno dei motori del Cessna appena prima del decollo. L'aereo comunque si staccò dalla pista intorno alle 18:50 per schiantarsi verticalmente, scendendo con il muso, a soli 60 metri dalla fine della pista e disintegrandosi in una palla di fuoco. Un uomo sopravvisse all'impatto iniziale e fu rinvenuto la tra macerie urlante di dolore, ma morì poco dopo all'ospedale. Il libro Aaliyah: More Than a Woman di John Farley, riporta la testimonianza del pilota e pompiere Claude Sawyer che vide l'aereo alzarsi in volo per poi piegare a sinistra e schiantarsi verticalmente prima di raggiungere l'altezza di trenta metri.

Dal rapporto del coroner delle Bahamas emerse che il corpo di Aaliyah riportò gravi ustioni e un colpo alla testa e che lo shock fu tale che se la cantante fosse sopravvissuta il recupero sarebbe comunque stato quasi impossibile.

Anche l'NTSB, l'ente americano preposto a verificare le cause dei disastri nei trasporti, condusse un indagine sull'accaduto e il breve rapporto finale indicò che l'aereo superò le proprie capacità di carico per via delle persone a bordo, dei bagagli e del carburante e che il baricentro del velivolo era troppo arretrato rispetto alle specifiche. Di fatto l'NTSB confermò il sospetto che emerse già nei primi giorni dopo il disastro. Nel 2003 furono anche rivelati i risultati degli esami tossicologici sul corpo di Morales che rivelarono tracce di cocaina e alcol nel sangue dell'uomo. Poche settimane prima dello schianto mortale, Morales fu fermato alla guida della sua auto per non aver rispettato uno stop e la polizia trovò delle quantità di cocaina sulla sua auto, in quell'occasione Morales rispose che non fosse per uso personale ma per un amico. Poche settimane prima dell'incidente mortale Morales fu licenziato dalla Golden Airlines per non essersi presentato al lavoro e pochi giorni prima dello schianto fu assunto dalla Blackhawk International Airways; tuttavia l'FAA, attraverso la propria portavoce Kathleen Bergen, comunico di non aver concesso a Morales l'autorizzazione a volare negli USA e che il pilota autorizzato a condurre quel volo era una persona diversa da Morales. Infatti un articolo del Sun Sentinel pubblicato poco dopo l'incidente indicò il pilota identificato come "L. Maradel".

In rete si trovano facilmente delle teorie del complotto secondo cui Aaliyah sarebbe stata uccisa dagli Illuminati su mandato della cantante Beyoncé che voleva liberarsi della concorrente: ovviamente come tutte le teorie del complotto si basa su un'accozzaglia di scemenze senza alcuna prova.

La triste realtà è che una sequenza di errori umani, sia da parte del pilota sia da parte della stessa cantante de suo staff, ci ha tolto una delle più talentuose e promettenti cantanti della scena R&B.

mercoledì 22 febbraio 2017

Il messaggio di Mike Oldfield nascosto in Amarok

Nella lunga discografia di Mike Oldfield, l'album Amarok del 1990 occupa sicuramente un posto particolare per via del suo suono ostico e ostile ad un ascolto poco attento. Amarok è anche incredibilmente complesso dal punto di vista compositivo, con Oldfield che suona tutti i quaranta strumenti, e monolitico al punto che è impossibile estrarne dei pezzi come invece accade in altre composizioni musicali del medesimo autore come Tubular Bells o Incantations. Inoltre come si può notare facilmente, anche la copertina di Amarok è atipica e spezza la tradizione delle copertine di Oldfield, non mostra infatti paesaggi fantastici o oggetti misteriosi (come le celeberrime campane tubolari) ma un primo piano dell'autore.

Oltre a essere noto per la sua stranezza musicale, Amarok è anche famigerato per il messaggio segreto in codice morse che contiene intorno al minuto 48 e che invia un messaggio ben preciso al fondatore della Virgin Records, etichetta per cui Oldfield incideva al tempo, Richard Branson. Nella sua autobiografia intitolata Changeling: The Autobiography Oldfield spiega che dopo aver realizzato Earth Moving nel 1989 (il suo primo album di sole canzoni) decise di cambiare decisamente rotta e di incidere un disco interamente strumentale. Il risultato fu Amarok che lui stesso definisce wild and weird, a complete opposite of the albums before. La scelta del titolo cadde sulla parola Amarok che in gaelico significa "domani", ma Branson propose di cambiare il titolo in Tubular Bells II; Oldfield rifiutò perché aveva in mente di realizzare un disco intitolato Tubular Bells II, ma non era quello.

La Virgin decise quindi di non dare molta promozione pubblicitaria all'album e francamente sarebbe stato difficile farlo visto che per via del suo suono monolitico da Amarok era impossibile estrarre dei singoli che potessero essere trasmessi alla radio. Oldfield decise quindi di promuovere il disco a modo suo: introducendo in esso un messaggio segreto e promettendo un premio di 1000 sterline al primo che lo avesse individuato. Oldfield realizzò questa campagna pubblicitaria inviando la comunicazione per posta a chi avesse comprato biglietti per concerti rock pagando con carta di credito.

Il messaggio, chiaramente udibile al minuto 48 scandisce in codice morse questa sequenza di lettere "FUCK OFF RB": un chiaro invito a Richard Branson. Inoltre sul retro di copertina fu riportata la scritta HEALTH WARNING This record could be hazardous to the health of cloth-eared nincompoops. If you suffer from this condition, consult your Doctor immediately [AVVISO PER LA SALUTE Questo disco può essere dannoso per gli stupidi dalle orecchie foderate. Se soffrite di questa condizione, consultate immediatamente il medico].

Dopo Amarok Oldfield dovette per contratto incidere ancora un solo album per la Virgin, che fu Heaven's Open del 1991, l'unico album realizzato a nome Michael Oldfield, anziché Mike. Dopo aver lasciato l'etichetta inglese, Oldfield completò la beffa nei confronti di Branson. L'autore infatti approdò alla Warner Bros e il suo primo disco per la nuova casa discografica fu proprio Tubular Bells II.

mercoledì 15 febbraio 2017

Sir Lord Baltimore: i pionieri del metal americano

Quando si pensa ai progenitori del metal vengono di solito in mente i tre grandi gruppi dell'hard rock britannico degli anni 70 quali i Led Zeppelin, i Deep Purple e i Black Sabbath. Tuttavia anche molte band di oltreoceano hanno contribuito alla nascita del genere e tra queste le più famose sono sicuramente gli Stooges e gli MC5, ma oltre a questi c'è un gruppo di New York che troppo spesso viene ignorato nonostante abbia dato un contributi notevole alla nascita del metal: i Sir Lord Baltimore.

Come riportato dal volume Encyclopedia of Heavy Metal Music di William Phillips e Brian Cogan, il gruppo trasse il suo nome da quello di un personaggio minore del film Butch Cassidy and the Sundance Kid. La band nacque nel 1968 ed era in origine composta da un terzetto: John Garner cantante e batterista, Louis Dambra alla chitarra e Gary Justin al basso. Il loro primo album intitolato Kingdom Come uscì nel 1971 ed è composto da dieci pezzi caratterizzati da un hard rock grezzo e immediato di chiara ispirazione blues, ricco di riff e assoli di chitarra e di cori soprattutto nei ritornelli. Il suono è spesso duro e, oltre ad essere alla base dei pilastri che formeranno poi il metal, getta anche le fondamenta dello stoner rock. Nove dei dieci pezzi dell'album sono veloci e aggressivi, ad essi si aggiunge l'unica balla intitolata Lake Isle of Innersfree che si apre con un lungo arpeggio e che si distingue per i suoni morbidi e tendenti al prog. Nel disco spiccano anche la grintosa titletrack che apre l'album, il secondo brano I Got Woman dai suoni più neri e tendenti al funk e Hell Hound impreziosito dagli scream e dai falsetti del cantante. L'album è generalmente noto anche per essere uno dei primi (anche se non il primo in assoluto, come abbiamo spiegato in passato) per il quale è stato usato il termine heavy metal.

L'anno seguente la band inserì un quarto elemento nella propria formazione con l'aggiunta di Joey Dambra (fratello di Louis) come secondo chitarrista e nello stesso anno pubblicò il proprio secondo ed eponimo album. Il secondo disco è composto di sole sei tracce e da subito si capisce come la band voglia sterzare e muoversi verso suoni leggermente più lenti ma più curati e patinati: tutto suona più preciso e meno immediato rispetto all'album di esordio, dal cantato ai riff di chitarra a tutta la strumentazione. In genere le sonorità dei Sir Lord Baltimore si spostano più verso il blues seguendo le orme dei giganti dell'hard rock britannico. Tra i pezzi migliori troviamo Loe and Behold che mostra chiaramente come le doti vocali del cantante siano notevolmente migliorate sia in termini di potenza sia in termini di precisione. Notevole anche il pezzo di apertura intitolato Man From Manhattan e lungo oltre dieci minuti dai suoni sorprendentemente lenti e ancora tendenti al prog. Chiude l'album un pezzo indicato come live intitolato Where Are We Going che secondo quanto riportato da Wikipedia fu invece registrato in studio con il rumore della folla aggiunto a posteriori, sentendo il pezzo effettivamente si nota come il rumoreggiare del pubblico non abbia alcuna coordinazione con la musica che sembra un po' troppo perfetta per essere incisa dal vivo, sia a livello musicale sia canoro.

Pochi anni dopo la band iniziò a scrivere il materiale per il terzo album, ma visto lo scarso successo commerciale del precedente il progetto fu abbandonato. I Sir Lord Baltimore interruppero l'attività per più di trent'anni fino a quando John Garner e Louis Dambra decisero di riunire la band aggiungendo alla formazione Tony Franklin (ex bassista di innumerevoli band tra cui Whitesnake e Quiet Riot e che in Italia ha lavorato con Eros Ramazzotti e Vasco Rossi ) al basso. Il terzo album fu pubblicato nel 2006 con il titolo Sir Lord Baltimore III - Raw e in questo caso le sonorità del gruppo si spostarono decisamente sul metal. Il gruppo riprese parte del materiale scritto negli anni 70 e lo riattualizzò cambiandone soprattutto i testi che nella loro versione definitiva trattano temi cristiani e biblici e spesso riferiti all'Apocalisse. I riff di chitarra sono molto più duri rispetto in passato, le qualità canore di Garner sono ancora migliorate e in generale i suoni sono più ricchi e variegati. Il disco è composto da soli sei pezzi di ottima qualità, oltre ai due aggressivi brani di apertura spicca il midtempo Wild White Horses della durata di quasi sette minuti in cui i Sir Lord Baltimore dimostrano di essere in grado anche di rallentare i ritmi e suonare pezzi più rilassati con grande efficacia.

Dal 2006 i Sir Lord Baltimore non sono mai tornata in sala di incisione e la morte del 2015 di John Garner ha definitivamente chiuso la carriera della band, che nella loro lunga e travagliata carriera ha realizzato solo tre album. Tuttavia è un vero peccato che questo gruppo sia così sottovalutato e semisconosciuto, perché va comunque a pieno titolo considerato come una delle migliori band della storia dell'hard rock e del metal, senza cui il panorama musicale di oggi non sarebbe uguale.

mercoledì 8 febbraio 2017

La scelta della copertina di Slippery When Wet

Slippery When Wet è uno dei più celebri, e forse il migliore, album dei Bon Jovi; uscito nel 1986 contiene alcuni dei brani più noti della band come You Give Love a Bad Name, Livin' on a Prayer e Wanted Dead or Alive. La copertina del disco mostra uno sfondo nero bagnato, con la scritta Slippery When Wet tracciata nell'umidità con le dita. Nonostante l'immagine sia semplice, e comunque di grande impatto, la storia dietro la scelta di questa fu lunga e tortuosa e rischiò di compromettere il successo dell'album stesso.

Come raccontato nel 2015 dallo stesso Jon Bon Jovi a The Canadian Press, la prima immagine proposta dalla band fu una foto di loro quattro in una miniera di carbone, tutti con la barba lunga di un mese e mezzo, con indosso dei lunghi cappotti duster; in origine il titolo dell'album avrebbe dovuto essere Wanted Dead or Alive. Vista la foto, la casa discografica si rifiutò di usarla commentando "Over our dead bodies", ma al contempo realizzare una copertina era urgente perché You Give Love a Bad Name (singolo di lancio pubblicato prima dell'album intero) veniva già trasmessa dalle radio; la Mercury Records decise quindi di prendere l'iniziativa realizzando una copertina alternativa che mostrava il busto di una donna di cui non si vedeva il viso, con una maglietta gialla succinta che recava la scritta Slippery When Wet. La foto era stata scattata in precedenza in una discoteca, anche se Bon Jovi non specifica nel suo racconto se la donna era una cubista o una cliente del locale. All'immagine fu quindi sovrapposto un contorno rosa con il nome del gruppo. Questa volta fu la band a opporsi all'uso di questa immagine proprio per via del contorno rosa, poco adatto a un album rock. In un'intervista dell'epoca Bon Jovi diede una spiegazione leggermente diversa e più in linea con l'immagine del rocker ribelle che incarnava al tempo, cioè che la band scartò la copertina con la maglietta gialla perché questa incontrò il parere negativo del Parents Music Resource Center, l'ente che valuta sotto il profilo morale ed educativo i contenuti discografici, e il loro responso avrebbe bloccato la distribuzione del disco.

Per uscire dallo stallo Bon Jovi prese un sacco nero per la pattumiera, lo bagnò con acqua e poi con le dita scrisse nell'umidità Slippery When Wet e propose l'immagine come copertina dell'album, creando così l'immagine che oggi tutti conosciamo. La foto della ragazza con la maglietta gialla non fu comunque scartata: venne usata per la stampa giapponese dell'album e la stessa foto allargata venne usata anche per alcune edizioni del 45 giri di You Give Love a Bad Name.

Curiosamente altre edizioni di You Give Love a Bad Name propongono una foto della band con lo stesso contorno rosa della foto della maglietta gialla, mentre quella più nota mostra ancora il sacchetto della pattumiera con il titolo della canzone sotto al nome della band.

Non sapremo mai se la foto con la maglietta gialla avrebbe compromesso l'immagine della band e il successo del disco. E' pur vero che altre band coeve dei Bon Jovi, come i Lizzy Borden o i Britny Fox, hanno usato immagini di ragazze in pose sexy nelle copertine dei loro dischi, ma i Bon Jovi hanno sempre mantenuto un'immagine più seria di questi altri gruppi e quindi i dubbi del loro cantante erano più che fondati. Non possiamo comunque non lodare la creatività di Jon che gli ha concesso di sbloccare la situazione con un sacchetto della pattumiera.