giovedì 17 dicembre 2015

Halford - Halford 3 - Winter Songs

La band che porta il suo cognome è uno dei progetti paralleli di Rob Halford nati nel periodo del suo temporaneo allontanamento dai Judas Priest. Il terzo album degli Halford, uscito nel 2009, è intitolato Halford 3 - Winter Songs ed è una raccolta di canti natalizi, genere in cui si sono cimentati molti musicisti di ogni estrazione ma che può sembrare insolito per una band metal. In realtà per quanto raro questo non è un caso isolato visto che anche i Twisted Sister hanno realizzato un bellissimo album natalizio e anche altri gruppi come i Manowar, gli Helloween o i Bad Religion si sono cimentati in questo genere.

Il disco degli Halford è composto da dieci brani di cui quattro inediti scritti dallo stesso Rob in un caso coadiuvato dal resto della band, cinque classici della tradizione natalizia e Winter Song scritta nel 2008 da Sara Bareilles e Ingrid Michaelson qui proposta in versione ballad. Ciò che rende questo disco unico è l'accostamento delle melodie dei brani all'energia espressa dalla band che resta coerente con le produzioni consuete di Halford, con forti chitarre, sezione ritmica molto presente e la voce straordinaria e ineguagliabile di Rob a cantare i pezzi. I brani inediti, i cui testi sono tutti molto intimistici, spirituali e positivi, offrono una varietà di suono davvero ricca, si passa dall'aggressiva ed energica Get Into The Spirit alle allegre Christmas for Everyone e I Don't Care e tra gli inediti non manca un momento più riflessivo con Light of the World.

I brani classici come Oh Come O Come Emanuel, We Three Kings e What Child is This sono suonati rispettando le melodie originali che tutti conosciamo ma in modo molto forte e aggressivo portando così una bella ventata di modernità alla tradizione. I pezzi migliori sono comunque gli ultimi due: i classici natalizi per eccellenza Oh Holy Night e Come All Ye Faithful. E' con questi due che Halford raggiunge il livello più alto di questo atipico disco con cui crea perfettamente l'atmosfera natalizia in chiave metal.

Se c'è una cosa che non manca a Rob Halford è la capacità di esprimersi in stili musicali diversi, basti pensare alla varietà musicale prodotta dai Judas Priest e dalle sue sue derive street metal con i Fight e industrial metal con i 2wo. Rob fondò gli Halford per tornare al metal più classico e con questo ottimo album dimostrò anche di saper unire il metal alla tradizione come solo i grandi musicisti sanno fare e il risultato è un album che non può mancare né nella discografia degli amanti del metal né in quella degli amanti dei canti natalizi.

giovedì 10 dicembre 2015

Chorny Kofe - Vol'nomu - Volya

I Chorny Kofe (in cirillico Чёрный Кофе) sono uno dei gruppi di spicco della scena metal moscovita che con i suoi suoni teatrali e maestosi ha creato una nicchia di grande valore nella produzione metal mondiale grazie alle sonorità distintive che la identificano. La band fondata a Mosca nei primi anni 80 ha iniziato la propria attività nell'84 con il disco Pridi I Vse Vozmi (Приди и всё возьми), nonostante anche i primi LP fossero di ottima qualità i migliori dischi della loro carriera sono quelli registrati verso la fine del decennio tra cui il loro sesto uscito nel 1989 e intitolato Vol'nomu - Volya (Вольному — воля).

La musica dei Chorny Kofe si basa su un metal classico di ispirazione NWOBHM ricco di melodie grazie all'uso massiccio di tastiere che lo avvicina anche al pop metal molto in voga in USA e UK nello stesso periodo. Inoltre la forza della band si basa anche sulla potenza della voce del cantante Dmitry Varshavsky incredibilmente forte e acuta e sul suono delle chitarre al contempo energiche e melodiche che ricorda gruppi storici del metal come i Dio o i Rainbow.

L'album parte fortissimo con l'energica Brozhu Po Gorodu Oodin (Брожу по городу один) e tra gli altri brani spiccano anche la title track, Na Posljednij Pojezd (На последний поезд) e Svjetlyj Obra (Светлый обра) che sono ottimi esempi di come il gruppo sappia coniugare abilmente forza e melodia.

Il disco è composto in totale da 9 brani di cui sette veloci e due ballad piuttosto tradizionali che riprendono gli stilemi classici dei lenti metal. Bellissima anche la trascinante traccia conclusiva Eto — Rok (Это — рок), nuova versione del brano dallo stesso titolo inciso nel 1986 sulla ristampa dell'album Svjetlyj Mjetall (Светлый металл), che grazie ai cori sul ritornello risulta incredibilmente coinvolgente e molto più potente dell'originale. In pezzo non va confuso con il brano omonimo che apre il primo album degli Aria e che con questo ha in comune solo il titolo.

Nell'edizione in CD dell'album, che ha una copertina diversa rispetto al vinile, è aggiunta una decima traccia intitolata Staryj Park (Старый парк), cupa ballad dalle atmosfere new wave.

Nonostante numerosi cambi di formazione che hanno lasciato il solo Dmitry Varshavsky come unico membro della band dalle origini fino ad oggi, i Chorny Kofe, in cui oggi milita anche la moglie del cantante Jevgjenija Varshavskaja come chitarrista, continuano a produrre ottimi album di altrettanto ottimo metal e fortunatamente non sembrano intenzionati a fermarsi. E finché la qualità della loro musica resta questa saranno sempre i benvenuti nelle discografie di tutti gli amanti del rock.

giovedì 3 dicembre 2015

Leize - Cuando Te Muerden

I baschi Leize sono da quasi trent'anni una delle band di punta del rock urbano, stile del rock spagnolo che lega sonorità aspre e dure tipiche dell'hard rock (con influenze blues e spesso tendenti al metal) con testi che parlano di tematiche sociali come il disagio delle classi meno abbienti. Come genere musicale il rock urbano è quindi più caratterizzato dai temi trattati che non dalle caratteristiche sonore che sono in realtà riconducibili ad altri stili.

La band di Zestoa è tornata con un nuovo album ad ottobre del 2015 a sette anni di distanza dal precedente Solo para Ti . Il nuovo album intitolato Cuando Te Muerden resta fedele alla tradizione musicale della band con musiche ruvide e graffianti ricche di riff di chitarra, liriche rabbiose e abbondanti cori soprattutto nei ritornelli.

Il disco è composto di 11 tracce di grande impatto sonoro e tutte di ottima qualità, la maggior parte dei brani è forte e aggressivo, ma non mancano momenti più melodici come Hundiéndome en la Noche, Como Arena e Cuando Te Veo che richiama sonorità hair metal degli anni 80. Nel disco sono presenti anche due ballad, Sin Ti e Tu Amistad, che uniscono efficacemente melodia ed energia come la band ha già fatto in passato nei suoi brani lenti come Dejame Decirte o Abandonado. Le due ballad portano anche un po' di varietà nella musica dei Leize che, per quanto bella, bisogna ammettere resta sempre piuttosto uguale a sé stessa.

Tra i brani migliori si trovano anche il travolgente brano di apertura Donde Esta e la title track che inizia con il ringhio di un cane a cui si sommano le chitarre e poi il canto richiamando quindi quanto mostrato nella copertina del disco in cui si vedono le fauci di un cane sovrimpresse all'immagine di un vicolo deserto.

A 28 anni di distanza dall'esordio con Devorando las Calles i Leize confermano di saper fare ancora dell'ottima musica e di non risentire minimamente del peso degli anni, il gruppo guidato da Félix Lasa non è un'eccezione nell'ottimo panorama hard rock spagnolo in cui spiccano anche i Medina Azahara che sono sulla cresta dell'onda da quattro decenni e gli Héroes del Silencio che nella loro breve carriera si sono dimostrati uno dei migliori gruppi rock della storia. Ed è anche grazie a gruppi meno noti come i Leize che il paese iberico può confrontarsi a testa alta con la produzione rock dei paesi anglosassoni staccando nettamente tutti gli altri stati dell'Europa continentale.

giovedì 26 novembre 2015

Come nasce un capolavoro: Moonlight Shadow

Moonlight Shadow è uno dei brani più noti dello straordinario compositore e polistrumentista britannico Mike Oldfield, autore tra le varie sue opere di capolavori come tutta la serie dei dischi intitolati Tubular Bells. Secondo una leggenda abbastanza diffusa Moonlight Shadow sarebbe stata ispirata dalla morte di John Lennon per via del verso He was shot six times by a man on the run; in realtà non solo quanto narrato dal verso in questione non collima con la realtà (a Lennon furono sparati cinque colpi, non sei; e Mark Chapman era tutt'altro che un uomo in fuga perché dopo aver sparato a Lennon si sedette sul marciapiede in attesa della polizia) ma lo stesso Oldfield nella sua autobiografia intitolata Changeling: The Autobiography of Mike Oldfield spiegò come nacque il pezzo e la sua genesi è molto diversa da quanto sostenuto dalle leggende metropolitane.

Oldfield partì a sviluppare la melodia lavorando su alcuni accordi che aveva in testa, affidò dapprima la stesura del testo alla cantante Hazel O'Connor che ne scrisse una prima versione intitolata Midnight Passion, ma il musicista non fu soddisfatto del risultato. Dopo averci ragionato per tre mesi decise che a cantarla sarebbe stata Maggie Reilly e si accordò con lei per una sessione di registrazione, la notte prima Oldfield rimase sveglio per stendere il testo. L'ispirazione gli venne guardando fuori dalla finestra la Luna che illuminava il paesaggio circostante e dal film Houdini (Il Mago Houdini, nella versione italiana) con Tony Curtis e Janet Leigh. Riguardo all'ipotetica ispirazione alla morte di Lennon, Oldfield aggiunge che anche lui si trovava a New York quel fatidico giorno e che forse qualche pensiero su quei fatti gli rimase nel subconscio, ma nulla di più e nulla di intenzionale.

Oldfield ricorda anche che Maggie non cantava come lui si aspettava perché pronunciava le parole con la cadenza tipica del soul e quindi per lei il brano era Moonlight Shahdoah. Dopo aver speso molto tempo con grande concentrazione e impegno da parte di entrambi affinché la cantante scandisse le sillabe secondo le aspettative di Oldfield, l'esito fu finalmente quello desiderato e il successo fu superiore alle aspettative.

L'album in cui è inserito questo capolavoro si intitola Crisis, ma proprio grazie a Moonlight Shadow e all'altrettanto bella Foreign Affair fu tutto tranne che un momento di crisi.

giovedì 19 novembre 2015

Dai Karma agli Juan Mordecai

Il rock italiano ha vissuto negli anni 90 un momento di gloria e creatività che non si è mai ripetuto né prima né dopo e che ha visto la nascita di gruppi come i Ritmo Tribale, i Rats, i Clan Destino e molti altri che hanno portato una seppur breve ventata di novità in un panorama che di norma si basa sul pop di facile consumo. Una delle migliori espressioni della musica di quel decennio sono senza dubbio i milanesi Karma che nonostante abbiano avuto una carriera molto breve hanno scritto una delle più belle e importanti pagine della storia della musica del nostro paese riuscendo nell'ardua impresa di portare il grunge al di fuori dei confini nordamericani fino all'Italia.

Il gruppo nacque nel 1990 a Milano con il nome Circle of Karma e formato da David Moretti alla voce e alla chitarra, Andrea Bacchini alla chitarra, Andrea Viti al basso, Diego Besozzi alla batteria e Alessandro Rossi detto Pacho alle percussioni. La band registrò dapprima un album, mai pubblicato, interamente in inglese che alcuni anni dopo, e dopo aver abbreviato il proprio nome in Karma, tradusse in italiano e reincise dando così vita al proprio primo ed eponimo album realmente pubblicato. L'album fu l'unico disco italiano di vero grunge e forse il migliore al mondo realizzato in una lingua diversa dall'inglese. La band si ispirava alle grandi formazioni del genere come Pearl Jam, Soundgarden e soprattutto agli Alice in Chains anche dal punto di vista del cantato di Moretti molto simile a quello di Layne Staley; inoltre i Karma arricchirono la propria musica con sonorità tribali e orientali grazie alle percussioni e al sitar suonato dallo stesso Moretti. Il disco spazia dai brani più potenti e graffianti come Lo Stato Delle Cose, Il Volo e La Differenza ad altri più melodici tra cui spiccano Terra e Cosa Resta che a nostro giudizio è il brano più bello dell'intero disco. Tra i pezzi migliori si trova l'orientaleggiante Nascondimi che con i suoi richiami indiani replica l'esperimento simile operato dai Soundgarden nello stesso anno nel loro album Superunknown e anticipa di due anni le sonorità che i Kula Shaker avrebbero trasformato nel proprio marchio di fabbrica. In totale il disco è composto da 14 brani tutti di grande impatto, contrariamente alla maggioranza degli artisti italiani che realizzano album con tre o quattro brani di livello e una lunga serie di riempitivi.

Dopo il primo album i Karma tornarono nel 1996 con il loro secondo lavoro intitolato Astronotus in cui si allontanano dal grunge, che in quell'anno stava vivendo la propria parabola discendente, spostandosi verso il rock psichedelico ricco di distorsioni e accentuando le sonorità tribali ed etniche grazie alle percussioni sempre più presenti. Il disco propone di nuovo un buon equilibrio tra brani veloci come 3° Millennio e brani melodici come Indivisibili, Atomi e l'onirica Selezione Naturale. Il grunge non viene comunque completamente abbandonato anche se l'unico brano che ancora resta ancorato al suono di Seattle è l'ottima Atomi. Di grande impatto sono anche le strumentali Kali Yuga e Amazzonia, i due pezzi in cui i suoni etnici si fanno più forti, e la lunga e variegata jam Astronotus che unisce il suono delle chitarre a quelli tribali.

Dopo questo secondo album i Karma si allontanarono dalle scene e ufficialmente non pubblicarono altri album. Tuttavia nel 2007, a ben 11 anni di distanza da Astronotus, Moretti e Viti diedero vita a un duo chiamato Juan Mordecai che vide tra i propri musicisti di supporto gli ex Karma Bacchini, Besozzi e Pacho. Il primo e unico album degli Juan Mordecai, che a differenza dei Karma cantano in inglese, si intitola Songs of Flesh and Blood e pur restando nelle sonorità psichedeliche presenta una varietà musicale impressionante. Il disco parte con la graffiante Prodigal Son dalle atmosfere che tendono al punk e prosegue con la lenta The Flesh Song che è il brano più psichedelico dell'intero album. Tra i brani migliori si trovano anche Someone Better, di chiara ispirazione stoner rock, 3 Little Lusts ispirata invece al folk rock americano, e Black Clouds con le sue atmosfere country seppure più buie e cupe di quelle consuete dei cantanti statunitensi del genere. Non manca in questo disco un tocco di grunge con la stupenda Skin & Bones che ne propone una versione un po' più psichedelica rispetto alle sonorità dei Karma. In due degli undici pezzi la voce solista è affidata a Viti anziché a Moretti: I Saw You e Demon Lover, entrambe molto lente e d'atmosfera.

Il finora unico album degli Juan Mordecai è un assoluto capolavoro per qualità e varietà e questa esperienza aprì le porte alla reunion dei Karma nel 2010, ma la band tornò insieme solo da vivo per un tour e non registrò materiale inedito.

E' un vero peccato che Moretti e la sua band abbiano prodotto solo tre album perché sono indiscutibilmente tra i migliori musicisti della nostra penisola. Del resto oggi David Moretti è Deputy Creative Director di Wired ed è molto improbabile che torni a scrivere e registrare. Ma è comunque grazie a lui e al suo gruppo che il nostro paese può vantare queste poche ma ottime perle di rock.

giovedì 12 novembre 2015

L'omicidio di Peter Tosh

Peter Tosh era da poco tornato in Giamaica dopo un viaggio di lavoro negli Stati Uniti; quella sera, l'11 settembre del 1987, l'ex chitarrista degli Wailers che aveva da più di 10 anni intrapreso una carriera solista di successo si trovava nella sua casa al numero 5 di Plymouth Avenue nel quartiere Barbican di Kingston. Insieme a lui c'erano la moglie Marlene e tre amici, i musicisti Micheal Robinson, Santa Davis e Wilton "Doc" Brown. L'atmosfera in casa era molto allegra e distesa per via del freschissimo successo dell'ultimo album di Tosh No Nuclear War pubblicato proprio il giorno prima.

Peter e Marlene insieme ai loro amici si trovavano al primo piano della casa a guardare la televisione mentre aspettavano altri amici che sarebbero arrivati poco dopo. Intorno alle 20 un furgone Volkswagen guidato dal taxista Steve Russel che trasportava altre tre persone si fermò davanti alla casa di Tosh. I tre passeggeri scesero e bussarono alla porta.

Marlene, pensando che fossero arrivati gli altri due amici, chiese a Robinson di scendere ad aprire e Michael si trovò davanti Dennis Lobban, detto Leppo, amico di Peter a cui questi spesso elargiva soldi con grande generosità vista la difficile situazione economica di Leppo. Insieme a Dennis vi erano altri due uomini che Robinson non conosceva. I tre estrassero delle pistole e tenendo Micheal sotto tiro gli intimarono di non emettere suoni e chiesero se Peter fosse in casa e di condurli da lui. Robinson risalì le scale seguito dai i tre uomini, quando Marlene vide Leppo non si sorprese ma quando vide che i tre erano armati capì che qualcosa quella sera sarebbe andato storto.

Puntando la pistola al padrone di casa Leppo gli chiese dove tenesse i soldi e gli intimò di consegnargli della valuta americana che aveva portato dal suo recente viaggio, ma subito Marlene rispose che non ne avevano in casa. Uno degli assalitori colpì Tosh alla testa con il calcio della pistola e i tre ordinarono a tutti i presenti di sdraiarsi con la faccia a terra. Poco dopo arrivarono alla casa anche il dj Free I e la moglie Joy, gli altri due amici attesi da Tosh. Sulle prime nessuno rispose al campanello, quindi Free I sentì delle urla di una voce femminile provenienti dall'interno della casa e poco dopo un uomo che non conoscevano aprì loro la porta e li condusse all'interno, l'uomo che aveva aperto puntò la pistola a Joy e le ordinò di consegnargli la catena che portava al collo.

Tenendoli sotto tiro li portò nel salotto dove Tosh, Marlene e i loro amici erano stesi a faccia a terra; Joy ricorda i tre assalitori avevano già iniziato a picchiare duramente Peter il quale sanguinava dalla testa. I tre costrinsero anche Joy e Free I a mettersi a terra mentre continuavano a insistere con Tosh e Marlene affinché consegnassero loro i soldi che avevano in casa. Tosh disse agli assalitori di prendere ciò che volevano e uno dei tre spazientito iniziò a frugare le stanze in cerca di soldi e sotto il letto di Peter trovò il machete che il chitarrista teneva per difesa personale. L'assalitore minacciò Peter di tagliargli la testa se non avesse consegnato loro i soldi che aveva in casa e si avvicinò per minacciarlo con il machete. Marlene quindi balzò in piedi e si lanciò contro l'uomo con il machete che con poca fatica la ributtò a terra.

Capendo che Leppo e i suoi complici non se ne sarebbero andati a mani vuote e vedendo la situazione precipitare rapidamente, Tosh si offrì di donare loro dei soldi nei giorni successivi, appena avesse avuto modo di andare a prelevarli in banca. Per un attimo Leppo considerò l'offerta, ma subito dopo i tre aprirono il fuoco. Santa Davis ricorda di aver sentito odore di sangue e di aver capito che qualcuno era morto mentre i tre uomini sparavano all'impazzata su di loro: Marlene racconta che i colpi sparati furono circa 25, mentre secondo Joy furono più di 30.

Gli assalitori scapparono e sparirono tra le strade di Kingston. Marlene, che era stata colpita da due colpi alla testa, si finse morta e attese di sentire il rumore del motore dell'auto che si allontanava, quindi si alzò. Anche Joy si alzò nonostante fosse stata colpita al viso dal rimbalzo di uno dei proiettili sparati verso Marlene. Peter era stato colpito da due proiettili alla testa, sanguinava e respirava a fatica, ma era ancora vivo. Doc giaceva a terra morto. Anche Free I era ferito e respirava a fatica. Micheal era stato colpito a una spalla, ma stava complessivamente bene. Santa non era più nella stanza.

Marlene corse in strada a cercare aiuto, trovò Santa che disse di essere stato colpito alla spalla ma di stare bene. Dopo essersi accertato che gli assalitori erano scappati, l'uomo prese la sua Jeep e corse fino all'ospedale dove svenne addosso a un barelliere.

Davanti a casa Marlene si sbracciò per far fermare alcuni autoveicoli, se ne fermarono due e la donna chiese al guidatore del primo di portare Peter in ospedale. L'uomo acconsentì e Marlene e Michael salirono sullo stesso veicolo accompagnando Peter allo University Hospital dove fu dichiarato morto 20 minuto dopo l'arrivo.

Mentre Marlene correva giù dalle scale Joy si avvicinò al marito trovandolo ancora vivo. Poco dopo arrivò la polizia che li portò entrambi all'ospedale: Free I morì tre giorni dopo, mentre la donna non riportò gravi ferite. Doc Brown fu trovato morto a terra.

Temendo per la sua incolumità Leppo si consegnò al Jamaica Human Rights Council, ma non confessò mai i nomi dei suoi due complici che tutt'ora restano ignoti. Leppo fu condannato alla pena di morte, poi convertita in ergastolo. Il taxista Steve Russell raccontò di essere andato alla polizia dopo aver sentito la notizia della morte di Tosh e che gli fu detto di non fare denuncia e di lasciar perdere, in seguito fu comunque arrestato in relazione all'omicidio di Plymouth Avenue ma assolto in quanto non coinvolto.

Come ogni morte illustre anche l'omicidio di Peter Tosh ha stimolato la fantasia di chi vede complotti ovunque, in questo caso alcuni ritengono che Lobban non abbia agito in autonomia ma sia stato mandato dal governo giamaicano ad eliminare Tosh il quale con le sue canzoni anti-establishment era scomodo e pericoloso. Premesso che non è chiaro come un cantante che si limita a cantare delle canzoni possa essere considerato un sobillatore (non ci risulta che ad oggi nessuna rivoluzione sia stata guidata da cantanti), se Lobban fosse stato mandato dal governo avrebbe avuto mezzi migliori di un furgone VW guidato da un taxista. Inoltre se dietro alla morte di Tosh ci fosse un complotto governativo i cospiratori avrebbero realisticamente potuto mandare un killer meno imbranato di Lobban (che si è fatto ingannare dalla finta morte di Marlene) e avrebbero dato ordine di sparare subito e di uccidere tutti per non lasciare testimoni scomodi; nella realtà i tre assalitori non si sono nemmeno sincerati che lo stesso Tosh fosse morto prima di scappare, infatti il chitarrista era ancora vivo al momento della loro fuga.

L'unica motivazione addotta da chi crede al complotto è che nulla è stato rubato dalla villa, ma esiste una spiegazione molto più ovvia: Lobban e i suoi complici cercavano valuta americana (forse per scappare negli USA) e Tosh in casa non ne aveva. In ultimo, è ovvio che l'attività di un cantante di successo come Tosh abbia ripercussioni positive sull'economia della sua nazione, quindi pensare che il governo decida di eliminarlo è davvero una follia.

Le fonti che abbiamo utilizzato per la nostra ricerca sono i documentari Behind the Music: Peter Tosh e Stepping Razor: RedX, gli articoli di giornale The Night Peter Tosh Was Killed del Jamaica Observer e Gunmen Kill Peter Tosh, Reggae Star, in Jamaica del New York Times, il libro Steppin' Razor: The Life of Peter Tosh di John Masouri, un servizio della televisione Giamaicana e il breve documentario sulla morte del cantante del Jamaica Broadcast Corporation e la lunga intervista rilasciata da Marlene nel 2012.

giovedì 5 novembre 2015

Def Leppard - Def Leppard

Il 2015 ha visto il ritorno sulle scene degli inglesi Def Leppard a 7 anni di distanza dal loro precedente album intitolato Songs from the Sparkle Lounge. Joe Elliot aveva annunciato il titolo del nuovo lavoro lo scorso settembre in un'intervista a Rolling Stone e da subito la scelta di realizzare un album eponimo a trentacinque anni dall'esordio non apparve casuale ma piuttosto suonò come una chiara dichiarazione di voler tornare alle sonorità del passato, e se questo indizio non bastasse è stato il primo singolo pubblicato proprio in quell'occasione a chiarire quale strada il gruppo stava prendendo; il brano Let's Go è infatti un morbido e coinvolgente midtempo caratterizzato da un bel coro sul ritornello che sembra proprio preso dalla tradizione musicale della band. Un mese dopo e due settimane prima dell'uscita dell'album il gruppo ha pubblicato anche il secondo singolo intitolato Dangerous (titolo già usato in passato da innumerevoli artisti da Michael Jackson ai Roxette, a Busta Rhymes fino a David Guetta), un brano veloce e trascinante che di nuovo sembra riportare ai fasti di Adrenalize.

L'album intero è uscito il 30 ottobre si capisce già dal primo ascolto che si tratta di un capolavoro di assoluto valore con una buona combinazione di ballad, midtempo e pezzi veloci tutti di grande qualità a comporre un disco che non conosce un attimo di noia. Tutti i brani sono caratterizzati dal potente suono delle chitarre che uniscono energia e melodia come nessun altro gruppo al mondo sa fare, dalla voce inconfondibile di Joe Elliot che è ancora fresca e frizzante come agli esordi e dai cori presenti praticamente in tutti i brani come nella migliore tradizione del gruppo.

Ovviamente i pezzi migliori della band di Sheffield restano sempre quelli più energici che subito sprigionano carica ed entusiasmo, oltre alla già citata Dangerous spiccano Sea of Love, Broke 'N' Brokenhearted e Wings of an Angel. Tra gli altri si fanno notare anche Man Enough con il suo incedere groove e le bellissime ballad We Belong, Energize e Last Dance che riportano alla memoria le atmosfere dei migliori lenti dei Def Leppard come When Love and Hate Collide.

Ma la verità è che è veramente arduo trovare brani migliori di altri in questo stupendo album perché tutte le tracce sono bellissime e tutte meriterebbero di essere pubblicate in singolo e questa è una caratteristica che contraddistingue gli album dei Def Leppard fin dal loro esordio. Del resto che il gruppo non perda un colpo si capisce anche dalle performance live, basta vedere i video delle esibizioni degli ultimi anni per notare che mentre altri gruppi devono abbassare i loro brani di qualche tono la voce di Joe Elliot migliora con l'età anziché peggiorare così come le qualità tecniche dei musicisti rasentano la perfezione e la qualità delle esibizioni dal vivo dei Def Leppard sembra sempre più la stessa delle incisioni in studio.

I fan del "leopardo sordo" possono gioire perché questo album è davvero grandioso, lo stesso possono fare i fan del rock e della musica in generale, perché quando i grandi artisti tornano a registrare in studio producono sempre gemme di grande valore a dispetto dell'età e dei decenni di carriera.